La scuola
Il contesto territoriale
Contesto storico - geografico
L’Istituto Comprensivo “Marino – Santa Rosa” opera nel territorio del quartiere Ponticelli che si estende nella periferia orientale della città ed è caratterizzato da un’alta densità abitativa. Il suo declino comincia con la ricostruzione del dopoguerra e la grande speculazione edilizia che in città si ebbe con il sindaco Achille Lauro, quando furono costruite centinaia di case popolari che costituirono rioni sovrappopolati, come ad esempio il Rione De Gasperi. Dopo il terremoto del 1980 furono costruiti altri rioni-dormitorio, come il Lotto O e il Parco Conocal, destinati a raccogliere gli sfollati di varie zone del centro di Napoli. Il volto del territorio è stato, così, completamente trasformato; la vecchia popolazione che risiede nel centro storico ricorda un’economia fondata sul lavoro agricolo, l’artigianato e il commercio.
Oggi il quartiere è stato dotato di servizi, infrastrutture e opere pubbliche, spesso, però, lasciate incomplete e abbandonate a uno spaventoso degrado. Negli ultimi anni, le istituzioni locali hanno puntato molto soprattutto sul settore dei trasporti pubblici e sul recupero urbanistico di aree depresse, reso possibile grazie all'istituzione nel 2004 della linea 3, gestita dalla Circumvesuviana.
Per la nuova politica sanitaria regionale (Decreto 49/2010), è stato deciso di accorpare numerosi ospedali cittadini (Loreto Mare, Ascalesi, Incurabili, San Gennaro) in uno solo, l'Ospedale del Mare (Azienda Ospedaliera di Rilievo Nazionale), in costruzione, il cui progetto è stato redatto secondo i riferimenti del progetto di un ospedale modello di Renzo Piano sviluppato nel 2001 per il Ministero della Salute. L'Ospedale del Mare è il primo project financing sanitario avviato in Italia. La conclusione dei lavori, che procedono molto a rilento, è prevista entro agosto 2015.
Gli spazi di relazione
Il quartiere presenta un elevato tasso di disagio sociale. Nulla è stato costruito a misura d’uomo, i suoi bisogni sociali, la sua necessità di appartenenza. Strade troppo ampie e desolate che lasciano senza respiro; piazze e parchi in cui è fin troppo facile perdersi; edifici a torre che stravolgono il profilo prevalentemente orizzontale del quartiere; fabbricati multipiano incompiuti che si sovrappongono al tessuto minuto della città storica. Persino parlare di luoghi di aggregazione suona improprio.
Lo spazio pubblico è fragile, spesso inagibile e vandalizzato, privo di punti di riferimento: non vi sono incroci, slarghi, angoli, piazze in cui intersecare le relazioni, né elementi a cui ancorare i propri ricordi, strade deserte o troppo trafficate, poco illuminate, in molti punti dissestate e ricolme di rifiuti; le stazioni ferroviarie sono fatiscenti, insicure, con fermate nei territori del nulla.
Oltre che con il degrado, il tessuto sociale deve fare i conti anche con una diffusa illegalità. La disoccupazione è molto elevata, anche per l'assenza di politiche mirate e per il forte peso della camorra dovuto alla presenza di vari clan.
Nonostante i problemi, il quartiere può contare su una diffusa rete di solidarietà che affonda le proprie radici nel numero notevole di associazioni laiche e cattoliche impegnate nell'attività culturale, sportiva e di volontariato. Ciò ha portato a una buona collaborazione con gli enti pubblici e alla promozione di una serie di progetti.
Le famiglie
Dal punto di vista economico e sociale, il problema interessa soprattutto la disoccupazione che ha raggiunto livelli sempre più alti, rendendo precaria la situazione di molte famiglie.
Anche per tale motivo il territorio è denominato “a rischio”: persistono vari segni di disagio, legati a diverse problematiche sociali, quali le difficoltà economiche conseguenti alla precarietà del lavoro e dinamiche familiari difficili per motivi di vario genere.
L’analisi è relativa ai singoli plessi scolastici. Le famiglie che iscrivono i figli al plesso Lotto O traggono il loro reddito dalle attività economiche più diversificate, spesso vivono una situazione di frustrazione e di isolamento e utilizzano passivamente solo la logica dell’assistenzialismo. La popolazione è formata per la maggior parte da nuclei familiari con più figli in cui spesso vivono altri parenti; frequente la situazione di più nuclei familiari consanguinei, anche numerosi, che condividono la stessa abitazione.
In generale, sono molti gli analfabeti, pochi i diplomati o i laureati, mentre il titolo di studio più diffuso è quello della licenza media e il mezzo espressivo normalmente usato è il dialetto. Forte è il legame alle tradizioni, ai pregiudizi, spesso alle superstizioni.
Mancando, inoltre, strutture di aggregazione giovanile, i ragazzi vivono il loro tempo libero per strada; le ragazze, di contro, più “protette” dalle famiglie, spesso trascorrono anche il tempo libero dentro casa, a volte accudendo fratellini o occupandosi delle attività domestiche.
La coscienza del ruolo genitoriale in alcuni casi risulta scarsa e all’interno del rapporto genitori-figli si evidenziano difficoltà a instaurare relazioni empatiche; infatti, molti genitori non possiedono capacità di lettura del disagio infantile e giovanile nelle sue molteplici espressioni e di frequente non riescono ad orientare i figli verso scelte future.
La fascia delle famiglie più deboli si differenzia in:
- famiglie in difficoltà socio-economica (genitori indigenti, che lavorano saltuariamente, che sfiorano l’illegalità…)
- famiglie disgregate o incomplete (genitore con salute precaria, defunto, in carcere, separato, emigrato…)
- famiglie educativamente inadeguate (sfruttamento lavorativo, violenza, assenza di dialogo, analfabetismo, basso livello di aspettative, difficoltà relazionali…)
Gli alunni
La platea scolastica è eterogenea e varia secondo i plessi dell’istituto che, seppur vicini, sono dislocati in aree diverse del quartiere abitate da famiglie appartenenti a ceti sociali diversi. Alcunisoggetti si mettono in evidenza per la loro produttività, vivono esperienze significative e gratificanti; altri, invece, accusanodisorientamentie manifestano deficit di vario genere.
Il plesso “Lotto O” accoglie alunni provenienti da un contesto sociale e familiare difficile. Si tratta per lo più di soggetti a rischio di devianza e/o emarginazione passiva, in quanto appartenenti a categorie svantaggiate sul piano socio-economico e culturale. L’atteggiamento delle famiglie non sempre è interessato e partecipe, anche se negli ultimi tempi è stata registrata una maggiore attenzione alla vita scolastica.
Diversa è, invece, la situazione presso le sedi “Lago di Scanno” e “Santa Rosa”. Entrambi i plessi sorgono in una zona facilmente raggiungibile, abitata da nuclei storici di cittadini e di insegnanti legati al territorio e all’istituto. La platea scolastica è diversificata: anche se non mancano soggetti poco interessati alla vita scolastica, in generale gli studenti mostrano una maggiore propensione allo studio e al rispetto delle regole scolastiche.
In discussione non sono tanto i problemi legati all’iscrizione, all’evasione, all’abbandono e alle bocciature, quanto quelli legati alla frequenza irregolare e alle numerose segnalazioni ai Servizi Sociali. Fenomeni strettamente correlati a diverse problematiche attinenti da un lato la sfera socio-ambientale, dall’altro la sfera socio-relazionale e dell’apprendimento.
Più in generale si osserva che la deprivazione culturale, centrata sulla presenza di input che gli alunni ricevono spesso in maniera caotica dall’ambiente di provenienza, influenza negativamente il processo educativo. Nella platea scolastica si rilevano vissuti di inadeguatezza sociale e culturale, self-image non positiva, scarsa fiducia e consapevolezza delle proprie potenzialità. Così come si registrano carenze cognitive, scarsa acquisizione del sistema simbolico-linguistico, carente socializzazione e tempi di attenzione minimi. Difficoltà che finiscono con il decretare spesso l’insuccesso formativo, con conseguente abbassamento del livello di autostima e ulteriore innalzamento della soglia di frustrazione e demotivazione.
In questa prospettiva diventa chiaro e si definisce meglio il principio dell’uguaglianza delle opportunità, nel senso cioè che ciascuno deve trovare a scuola le condizioni ottimali per sviluppare le proprie doti, per realizzarsi in modo sempre più completo ed in rapporto ai propri ritmi di apprendimento e di produttività.
La scuola
Dall’analisi del territorio e dell’utenza, ne consegue la necessità che la scuola sia in grado di rispondere alle esigenze formative ed educative del territorio; la scuola non può non essere sensibile alle istanze degli utenti ed impegnarsi nel dispiegare interventi atti a rimuovere le situazioni di disagio, difficoltà e malessere degli studenti e delle famiglie.
L'Istituto Scolastico presente nel territorio costituisce un importante punto di riferimento per rimuovere i condizionamenti, superare i problemi rilevanti e promuovere la crescita educativa e culturale dei ragazzi, mettendo in atto strategie educativo-didattiche volte al recupero degli svantaggi e al potenziamento delle eccellenze.
Non sempre però la scuola viene vissuta in maniera positiva: spesso, infatti, gli alunni assumono atteggiamenti di prevaricazione, comportamenti aggressivi e provocatori nei confronti dei coetanei e degli adulti, non accettano le diversità e percepiscono le regole come imposizioni. Anche le famiglie, a volte, assumono atteggiamenti di difesa e di distacco nei confronti dell’istituzione scolastica.
Lavorare in una scuola ubicata in un’area “a rischio” implica un impegno costante nel trovare e sperimentare adeguate strategie operative, per rispondere ai bisogni formativi dell’utenza e limitare quanto più possibile i fenomeni dispersivi.
Da quanto si evince, in ogni classe ci sono alunni che presentano una richiesta di speciale attenzione per una varietà di ragioni: svantaggio sociale e culturale, disturbi specifici di apprendimento e/o disturbi evolutivi specifici. Si tratta di alunni per i quali il principio della personalizzazione dell’insegnamento, sancito dalla Legge 53/2003, va applicato con particolari accentuazioni, anche al fine di garantire una corretta strategia di inclusione.
Concludendo, l’IC “70° Marino – Santa Rosa” consta di quattro edifici ubicati in un territorio particolarmente deprivato, complesso, molto eterogeneo e connotato come area “a rischio”; si richiede di attenersi alla proposta di organico di diritto per adempiere all’art.2, comma 2, lettera c, del DPR 81/2009 che sancisce il razionale ed efficace utilizzo delle risorse umane della scuola e che le dotazioni organiche siano definite anche in base “alle condizioni socio economiche e di disagio delle diverse realtà”.